Con questo mio articolo vorrei oggi porre l’attenzione su un antico edificio storico in rovina sito nel territorio del comune di San Gemini, e sulla impellente necessità di salvaguardare almeno l’affresco che rimane all’esterno.

I dintorni di Terni sono così belli pure per quella capacità di riservare sorprese inaspettate. Mosso puramente da una curiosità conoscitiva, qualche giorno fa ho pensato di fare un giro nella zona di San Bartolomeo, frazione di Quadrelletto, proprio con l’idea di scoprire qualcosa di più in merito all’omonimo luogo di culto.

Siamo arrivati da Terni, percorrendo la strada di Valle Antica. È una zona che pensavo di conoscere abbastanza, ci sono infatti diversi piccoli laghetti nella campagna circostante, ed è lì che con gli amici del quartiere ho imparato un po’ a pescare. E ci sono pure una serie di grandi caseggiati diruti, di quelli con le stalle annesse, dove uno immagina ancora il laborioso fervore dei contadini che vi abitavano.

Giunti ormai nel territorio del Comune di San Gemini, ci accorgiamo che in uno di questi edifici a rischio crollo, sotto una tettoia, vi si trova un affresco, una Crocifissione per l’esattezza, di cui si percepisce ancora la pregevolezza dei tratti nonostante la drammatica precarietà del suo stato.

Ci fermiamo ad ammirarlo e fotografarlo, e capiamo che quella doveva essere l’antico convento di San Bartolomeo, pur senza conoscerne ancora bene le passate vicende.

Tornati in auto, facciamo subito una prima ricerca, scoprendo con nostra grande sorpresa di come, per oltre tre secoli, in quell’edificio fosse ospitato pure un grande ospedale-lebbrosario, a cui facevano capo i malati di un importante porzione di territorio.

Ho scelto qui di riprendere le informazioni storiche tratte dal sito I Luoghi del Silenzio, poiché ben sintetizzano quanto riportato nei testi a carattere locale che trattano della materia.

http://www.iluoghidelsilenzio.it/Ex-convento-e-lebbrosario-di-san-bartolomeo-quadrelletto-di-san-gemini-tr/

Si legge:

<<Ex convento e lebbrosario di san Bartolomeo. Si trova nella frazione Quadrelletto a San Gemini, era annesso alla chiesa di San Bartolomeo, da cui prende il nome, in vocabolo Collecapra, oggi Vallantica. La struttura ha ospitato, per oltre tre secoli, un ospedale-lebbrosario di grande importanza. Il ricovero era situato a lato di una strada di abituale percorrenza e nei suoi paraggi si svolgeva la fiera del 25 agosto. I passanti erano prodighi di elemosine, tanto che il lebbrosario divenne un affare per chi lo amministrava. Il Comune di San Gemini, fondatore dell’ospedale, nel 1401 affida la cura dei malati ricoverati a due suoi concittadini: Francesco Violetto e Giacubuzio Somarucci. Una documentazione risalente al 1431 riguarda una composizione della lite tra Dominus Paulus, sovrintendente generale del lebbrosario, e il comune di San Gemini. La lite fu poi composta da papa Niccolò V nel 1453. Con lettera esecutoria del 1455 papa Callisto III ordina al Vescovo di Narni di procedere alla riorganizzazione dell’ospedale di San Bartolomeo, cui facevano capo tutti i lebbrosi di Narni, Orte, Amelia, Todi, Terni, delle Terre Arnolfe e della diocesi di Spoleto. Ciò per consentire ai malati di ricoverarsi in tale ospedale anziché nascondersi nelle capanne rischiando la diffusione della malattia. Il 31 maggio 1515 Leone X sollecita il rispetto di quanto disposto da Calisto III. La soppressione del lebbrosario avviene nel 1740, con il trasferimento delle funzioni all’ospedale della Misericordia, ora Museo Geolab>>.

Le informazioni di cui sopra sono tratte sostanzialmente dal volume Egidio Antonio Milj, L’antica citta di Carsoli in Casventino ora S. Gemino: porzione e residuo della medesima opera divisa in sette lezioni, dedicata a sua eccellenza il signor principe Don Luigi S. Croce, 2006 (a cura di F. Giffoni Mosca). All’ex lebbrosario si fa inoltre cenno in San Gemini e Carsulae/studi di Umberto Ciotti, 1976.

Tornando invece al sito I Luoghi del Silenzio, si fa poi riferimento allo stato di totale abbandono in cui versa l’intera struttura, con una citazione in merito all’affresco che qui si vorrebbe provare a salvare, definito opera del Cinquecento:

<<Attualmente è di proprietà privata, si trova in stato di grave degrado, invaso da sterpaglie, con la presenza di profonde lesioni strutturali, che potrebbero causare crolli imminenti. All’esterno si conserva, sotto una tettoia, un affresco cinquecentesco raffigurante una Crocifissione>>.

Va detto come dell’affresco non si faccia menzione nei volumi su San Gemini sopra riportati.

Pochissime le altre informazioni che sono reperibili in rete. Si scopre ad esempio che nel 2018, il presidente di Italia Nostra Terni, Marco Sansoni, avesse lanciato un simile appello, con una lettera indirizzata alla Soprintendenza archeologica dell’Umbria, al Comune di San Gemini e al comando provinciale dei vigili del fuoco. In tale missiva, si parlava di <<sito di notevole rilevanza storica per lo studio del territorio di San Gemini e dell’intera Umbria>>.

https://www.umbriaon.it/san-gemini-perla-in-stato-di-abbandono/

Nel 2020, proprio nell’ottica di evitare il crollo definitivo, il complesso è stato quindi inserito nella lista dei luoghi del cuore FAI, avendo tuttavia fin qui raccolto appena 2 voti.

https://www.fondoambiente.it/luoghi/ex-convento-di-san-bartolomeo?ldc

Non sono purtroppo in grado di fornire ulteriori indicazioni in merito. Non so pertanto né chi sia il proprietario del caseggiato ex lebbrosario, né quali siano le specifiche competenze del Comune di San Gemini e della Soprintendenza.

Come scritto in apertura, mi auguro tuttavia che questo mio intervento possa almeno impedire il totale disfacimento dell’affresco, ammesso che non sia già troppo tardi.

Se qualcuno avesse ulteriori informazioni su tale Crocifissione, è invitato a contattarmi.

chri.armadori@gmail.com

Christian Armadori

Immagini e supporto bibliografico: Sheila Santilli.
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1 Comment

  • giuseppe fortunati, 4 Luglio 2020 @ 14:17 Reply

    caro Christian Armadori me ne ero occupato qualch anno fa …era di proprietà del Beata Lucia , poi dismesso vedi L’Ospedale dei proietti di Narni, intitolato alla Beata Lucia, venne fondato il 3 maggio 1739, in seguito ad un breve speciale del papa Clemente XII, che aveva inviato in Umbria monsignor Martino Innico Caracciolo allo scopo di tassare i luoghi pii e sopprimere confraternite laiche e piccoli conventi religiosi per poi, con il ricavato, fondare ospedali per bambini abbandonati di ambo i sessi.
    Il nuovo ente, il cui statuto fu approvato nello stesso mese di maggio 1739, aveva ereditato i beni dei soppressi Ospedale dei lebbrosi di San Bartolomeo e Ospedale dei pellegrini della Parrocchia di San Giovanni decollato.
    vedi anche http://www.narnionline.com/listituto-beata-lucia-mette-in-vendita-fabbricati-e-terreni-situati-nelle-campagne-a-confine-tra-narni-e-sangemini-4565 ’Istituto Beata Lucia vende porzioni di terreno e fabbricati a uso agricolo nelle campagne a confine tra i comuni di Narni e Sangemini. Nei giorni scorsi è stato pubblicato l’avviso d’asta che annuncia la decisione dell’ente di alienare l’immobile ed il terreno di sua proprietà situati in località San Bartolomeo, nel territorio comunale di Sangemini. Si tratta di un fabbricato, con annessa corte, avente una superficie coperta di 750 metri quadrati, tettoie per una superficie pari a 3.900 metri quadrati ed una corte di ben 8.491 metri quadrati. Il prezzo stabilito quale base d’asta è di 332.000 euro. Accanto all’immobile c’è anche un vasto appezzamento di terreno (circa tre ettari e mezzo) che l’istituto intende vendere partendo da un prezzo base di 32.350 euro. “L’asta sarà tenuta con il sistema delle offerte segrete in aumento – si legge in un documento diffuso dal ‘Beata Lucia’ – da confrontarsi con il prezzo base stabilito per il lotto in vendita”. Le offerte, che dovranno essere inviate all’indirizzo del Beata Lucia, verranno accolte entro le 14 del 29 marzo. L’operazione rientra nei piani di dismissione che l’ente ha già attuato in passato e grazie ai quali ha potuto di recente ristrutturare la propria sede di piazza Galeotto Marzio e far ripartire le preziose attività sociali a sostegno delle giovani madri in difficoltà e dell’infanzia abbandonata, un fronte sul quale il Beata Lucia si è contraddistinto a livello azionale per buona parte del secolo scorso.
    23/3/2006 ore 13:30

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