Questo articolo è dedicato alla figura di Gneo Calpurnio Pisone, il console romano che, accusato di aver avvelenato nel 19 d. C. il generale Germanico, si imbarcò dal porto fluviale di Narni con la moglie Munazia Plancina e tutto il suo seguito, al fine di raggiungere Roma in modo sicuro.

Trattasi infatti di un episodio che merita di essere conosciuto, non solo perché avvenne circa 2000 anni fa, ma poiché richiama in modo diretto il fiume Nera e la sua importanza strategica come via di collegamento tra l’Umbria meridionale e Roma.

Pisone era stato inviato in Siria due anni prima dall’imperatore Tiberio con il ruolo di legato: avrebbe dovuto affiancare Germanico nell’amministrazione di quella parte dell’Impero. Tacito lascia tuttavia intendere che, tra i compiti assegnati a Pisone, vi fosse pure la disposizione di controllare il generale, se non addirittura di ostacolarlo.

Germanico era nipote e figlio adottivo di Tiberio.

Pisone aveva già ricoperto diverse cariche, tra cui quelle di triumviro monetale, console ordinario, proconsole in Africa.

Pisone e Germanico erano dello stesso grado militare, ma il secondo godeva di maggiore autorità.

Nell’estate del 19 d. C., Germanico era partito per l’Egitto, lasciando a Pisone delle precise disposizioni. Al ritorno in Siria, trovò che il console aveva tuttavia disatteso le sue direttive.

Ne seguì un duro scontro tra i due, Germanico ordinò pertanto il rientro di Pisone a Roma, e gli revocò l’amicizia per mezzo di una lettera.

Pisone aveva già lasciato la Siria quando gli giunse la notizia della morte di Germanico, avvenuta il 10 ottobre 19. Fu lo stesso Germanico ad accusare Pisone del suo avvelenamento. La pozione letale sarebbe stata preparata da una donna siriana di nome Martina.

Gli storici sono concordi nel ritenere che il fatto possa imputarsi alla rivalità tra Munazia Plancina, nobile e benestante moglie di Pisone, e Agrippina maggiore, moglie del generale Germanico. Plancina sarebbe stata guidata nelle azioni da Livia Drusilla, sua cara amica, moglie dell’imperatore Augusto e madre di Tiberio, nonché nonna di Germanico.

Saputo della morte di Germanico, il console Pisone si precipitò di nuovo in Siria con l’obiettivo di riprendere con la forza il governo della provincia, che nel frattempo era stato già affidato a Gneo Senzio Saturnino.

Il tentativo di Pisone fallì, ed il console fu richiamato a Roma per rispondere di varie accuse, non solo quella di aver avvelenato Germanico (che non fu mai provata), ma soprattutto quella di aver causato la guerra civile in Siria.

Fu Tiberio ad ordinare l’indagine, delegando poi al Senato lo svolgimento del processo.

Nell’autunno del 20 d. C., Pisone e sua moglie Plancina rientrarono quindi a Roma, ed è questo l’anno esatto a cui riferire il loro imbarco dal porto fluviale di Narni.

Secondo la testimonianza di Tacito (Annales, III, 9), Gneo Calpurnio Pisone era sbarcato su suolo italico ad Ancona. Lungo la via Flaminia, egli si era poi ricongiunto alle legioni che rientravano a Roma dalla Pannonia, fatto che nella capitale aveva suscitato commenti e inquietudini.

A Narni, il legato decise pertanto di abbandonare la strada consolare, approfittando della navigabilità del fiume Nera nel suo ultimo tratto e della possibilità di arrivare comodamente a Roma seguendo il corso del Tevere.

Riportiamo allora per intero la testimonianza di Tacito:

<<A partire da Narni, per evitare sospetti o perché chi teme è incerto nei suoi disegni, Pisone seguì il corso del fiume Nera e poi del Tevere. E accrebbe ancor più il risentimento popolare, perché, approdati con la nave presso la tomba dei Cesari, in pieno giorno e con la riva gremita di gente, si fecero avanti, allegri in volto, lui tra uno stuolo di clienti e Plancina con il suo seguito di donne>>.

Al  momento della sbarco a Roma, fu quindi con una sorta di atteggiamento di sfida che Pisone si mostrò alla folla. Le cronache del tempo, del resto, lo descrivono come un uomo dal carattere violento e insubordinato.

Plancina potette contare sull’appoggio di Livia Drusilla per guadagnare l’assoluzione. Si dissociò da sua marito e fu salva.

Prima ancora che il Senato stabilisse la sentenza, Pisone venne invece trovato morto, con una larga ferita alla gola ed una spada al suo fianco. Non fu mai stabilito se si trattò di un suicidio, al quale Pisone sarebbe stato spinto dall’abbandono della moglie e dall’ostilità del popolo, o se invece fosse stato Tiberio ad averne commissionato l’uccisione, in modo da liberarsi da possibili implicazioni connesse all’avvelenamento di Germanico.

Venne inoltre ordinata la distruzione di statue e ritratti dedicati a Pisone, condannato alla damnation memoriae; le sue proprietà furono confiscate, per poi essere ridistribuite, in un atto di clemenza, tra i due figli che il console ebbe con Plancina (Lucio Calpurnio Pisone e Marco Calpurnio Pisone).

Quando venne a morire Livia Drusilla, ecco che Tiberio, nel 33 d. C., decise di ripristinare le accuse nei confronti di Plancina. La nobile donna si suicidò prima di conoscere il guidizio.

L’episodio è per noi importante in quanto ci permette di stabilire alcuni punti chiave rispetto al porto fluviale di Narni, la cui storia è poco nota ed i cui resti ancora parzialmente avvolti nel mistero.

https://www.londrainitaliano.it/porto-romano-di-narni/

Se Pisone raggiunse Roma con tutto il suo seguito, ciò significa che a Narni trovò un numero di barche sufficienti per il trasporto di un certo numero di persone.

Si è più volte ribadito come il fiume Nera diventi navigabile solo all’uscita della stretta gola di Narni, quindi una volta superato l’abitato di Stifone. E più volte alcuni dei reperti presenti in loco sono stati ricollegati all’antica presenza di una struttura cantieristica.

Vi invitiamo quindi a riflettere in termini di logica. Se è a valle di Stifone che il fiume Nera comincia a sostenere le imbarcazioni, dove le avrebbero costruite se non direttamente sul posto ?

La barca adoperata da Pisone sembra inoltre da intendersi di una certa consistenza. Non si spiegherebbe altrimenti la scelta di Tacito di utilizzare il termine navem nel raccontare lo specifico fatto.

Detto ciò, dobbiamo pertanto dedurre che sul territorio di Narni esistesse un porto funzionale e attrezzato, non solo per il trasporto di merci, ma pure per il trasporto di persone all’occorrenza.

Non si è ancora arrivati a delle certezze rispetto alla datazione dei resti archeologici visibili nell’alveo del fiume Nera e nel canale artificiale che corre parallelo.

Grazie all’episodio di Pisone, sappiamo tuttavia come quelle testimonianze debbano avere almeno 2000 anni di storia.

Come associazione culturale Porto di Narni, approdo d’Europa, in linea con l’impegno messo in campo per la valorizzazione del patrimonio storico di territorio di Terni-Narni, stiamo continuando a lavorare per rendere il sito fruibile, con la speranza di poter effettuare delle iniziative in concomitanza con i bimillenari degli eventi sopra raccontati.

Il 24 maggio 2019, a Narni, presso il museo Eroli (ore 16.30) sarà intanto protagonista il generale Germanico. Nel corso dell’iniziativa, Giulio Cesare Proietti presenterà il suo volume Germanico deve morire, mentre Massimo Zavoli l’acquaforte Il Germanico di Amelia

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