L’episodio relativo a Virgilio Alterocca che ho scelto stavolta di raccontarvi ha per certi versi i connotati del mistero, poiché tratterà di una lapide in sua memoria, o meglio due lapidi, delle quali si sono stranamente perse le tracce.

Non ci sono sufficienti elementi per chiarire l’arcano, e troppi anni sono ormai trascorsi affinché qualcuno possa richiamare tale fatto alla memoria. Mi limiterò pertanto a fornire le informazioni di cui sono a conoscenza, con l’augurio che future ricerche mirate possano giungere alla soluzione del dilemma.

Correva l’ottobre del 1923, e si era nell’imminenza della data che avrebbe sancito il quattordicesimo anniversario della posa della prima pietra alla Scuola Professionale, ovvero quell’istituto del quale Virgilio Alterocca si era fatto in vita promotore.

I dipendenti dello stabilimento tipografico Alterocca, riunitisi in apposito comitato, convennero allora di donare un marmo a ricordo di colui che della scuola ne fu l’artefice, raccogliendo adesioni alla causa da ogni parte d’Italia. Si legge su Il Messaggero del 10 ottobre 1923:

<<Da Milano, come da Trento, da Riva, da Sacile, da Genova, da Ferrara, da Pisa, da Firenze, da Fabriano, da Perugia, da Spoleto, da Todi, da Roma, da Rieti, da Foligno e da tante altre città, umili operai e più umili soldati, che appartennero o che appartengono alle “Arti grafiche Alterocca”, hanno inviato la modesta quota necessaria al dovuto omaggio. Una delle più ambite dimostrazioni di solidarietà ci giunge dalla lontana America, da Buenos Aires. Né mancano significative adesioni di valorosi ufficiali superiori del R. Esercito, e benemeriti insegnanti e “volontari” decorati dalla P. I., e direttori e proprietari di notevoli Ditte commerciali e industriali: tutti già appartenenti alla “Tipografia e cartoleria Alterocca”. Confortiamoci! Dopo tredici anni dalla compianta morte, dopo quattordici dalla prima pietra [..], questo risveglio è indice incoraggiante e par che dica: Terni vuol farsi più degna dei figli suoi migliori>>.

L’iniziativa fu salutata con entusiasmo pure dal quotidiano fascista L’Assalto, che nel descrivere le <<ineffabili, sovrane virtù di Virgilio Alterocca>>, si espresse nei termini di <<cittadino integro industriale emerito, fondatore della nostra scuola industriale>> (la scuola era divenuta Industriale con Regio Decreto del 1917).

E che il marmo, almeno in prima battuta, fu realmente posizionato in quella sede lo si intende dalla stessa cronaca de Il Messaggero di cui sopra, dove è riportato:

<<Alla R. Scuola Professionale è stata apposta una lapide con la seguente iscrizione: A Virgilio Alterocca – Insegnante – Cavaliere del lavoro – che questa scuola – Palestra di giovani – rigorose maestranze – ideò, volle, sussidiò. – I discepoli – e il personale delle – sue officine – auspice il Partito – della scuola – Questo ricordo – concordemente posero. – 10 ottobre 1923>>.

Qualcosa dovette tuttavia andare diversamente rispetto ai piani; non si spiegherebbe altrimenti il fatto che Il Messaggero del 1 dicembre 1923, in occasione di un’altra simile iniziativa fissata per il giorno del 70esimo compleanno di Alterocca, avesse parlato di <<prima delle due lapidi>> nel riferire della solenne cerimonia svoltasi all’ingresso del Politeama:

<<La prima delle due lapidi che perpetueranno il ricordo della generosa attività di Virgilio Alterocca è stata oggi fissata sull’ingresso di questo Politeama; senza clamori, senza apparati; austeramente e silenziosamente come la solennità dell’atto imponeva. Ci sembra opportuno ricordare che la squisita manifestazione di gratitudine è dovuta spiritualmente al Partito della Scuola, e finanziariamente ai discepoli (di scuola e d’officina) del su ricordato concittadino insigne Virgilio Alterocca, di cui oggi ricorreva l’anniversario genetliaco>>.

Incuriosito da tale discordanza, ho quindi cercato di capirne meglio le dinamiche, dovendo alla fine prendere atto di come, per cause che qui si ignorano, la lapide destinata da principio alla Scuola Industriale fu in effetti rimossa. L’articolo de Il Messaggero da cui ciò si intende, pubblicato il 9 ottobre 1924, parlò tra le righe di <<abuso dell’opera altrui>>, senza fornire altri elementi in grado di far decifrare l’accaduto.

L’istinto porterebbe a pensare che la rimozione della pietra commemorativa potesse in qualche modo essere connessa al mutato scenario politico. Si è visto però come la stampa ufficiale del regime avesse adoperato termini benevoli nel ricordare il compianto Alterocca; e fu peraltro proprio negli anni del fascismo che l’opera dell’indimenticato Virgilio sarebbe stata riconosciuta con l’intitolazione di una via (ottobre 1925, ricollocata nel dicembre 1935), nonostante il suo passato da socialista.

Ad un anno di distanza da quell’increscioso episodio, si decise allora di posizionare il marmo presso il torrione di Porta Spoletina, leggendosi ancora dalle pagine de Il Messaggero:

<<La lapide che per Virgilio Alterocca non trovò posto nella Regia Scuola industriale sarà fissata tra breve sul bivio Curio Dentato – via Porta Spoletina: ciò avverrà ad un anno esatto di distanza dalla inaugurazione del marmo che nell’atrio del Politeama ricorda di Virgilio Alterocca altre benemerenze. Questo Comitato è fiero d’aver resistito ai vari tentativi che – più o meno notoriamente – mirarono a soffocare la doverosa iniziativa che nella contrarietà si rafforza onde maggiormente onorarare un nobile figlio di Terni>>.

La cerimonia che avrebbe dovuto celebrarsi il 1 dicembre 1924, in occasione del 71esimo compleanno di Virgilio Alterocca, subì tuttavia un nuovo clamoroso slittamento. In un opuscolo fatto stampare per l’occasione, dal titolo Lapidi inaugurate in Terni –nella solene austerità del silenzio- in menoria di Virgilio Alterocca, si legge infatti:

<<Difficoltà impreviste che parvero perfino inverosimili e invincibili, fecero ritardare l’apposizione di questa Lapide fino al 31 gennaio 1925>>.

Sono molti gli enigmi che derivano da questa vicenda. È vero che Alterocca ebbe numerosi rivali, specialmente nella sfera politica, e pure all’interno dello stesso Partito Socialista. Nel 1923, quando i suoi ex dipendenti si attivarono per la creazione di un marmo alla memoria, erano però già trascorsi ben 13 anni dalla sua scomparsa. Ammesso che non furono i fascisti ad ostacolare quell’iniziativa, chi poteva nutrire ancora così tanto rancore nei confronti di un uomo del suo calibro? Perché impedire l’apposizione del marmo in quella Scuola Professionale che Virglio ebbe così tanto a cuore? E che fine hanno fatto queste due lapidi che furono collocate al Politeama e a Porta Spoletina? Che siano andate distrutte con la guerra?

Il presente articolo è tratto dalla ricerca pubblicata nel 2016 dal sottoscritto con titolo Virgilio Alterocca (1853-1910): biografia analitica con cenni sulla sua famiglia (edizioni Thyrus).

Christian Armadori

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