Vorrei parlare oggi brevemente di una pala di altare che veniva segnalata a palazzo Gazzoli fino alla primavera del 1992, oggi purtroppo smarrita.

In modo particolare, il tema di questo articolo focalizzerà l’aspetto dell’attribuzione di quell’opera trafugata, ossia un dettaglio al quale non fu data al tempo una grossa importanza, nonostante l’ipotesi affascinante che era stata considerata negli ambienti della storia dell’arte.

Lo spunto scaturisce da una rapida investigazione che ho condotto in questi giorni con il supporto del personale della BCT.

La pala raffigurava la Vergine Maria bambina che innaffia un giglio fiorito al cospetto di S. Anna e S. Gioacchino. Si trovava presso la cappella privata della famiglia Gazzoli, progettata nel 1795 dall’architetto romano Andrea Vici.

Il dipinto di Palazzo Gazzoli.

Da una verifica sulla rassegna stampa del tempo, abbiamo potuto accertare come il dipinto sia stato sottratto insieme ad un’altra tela raffigurante l’Annunciazione, tre inginocchiatoi, arredi vari, tovaglie e alcuni candelabri (Corriere dell’Umbria, 26 maggio 1992). Pare che il portone della cappella fosse rimasto aperto nei tre mesi precedenti al furto.

Solo l’anno prima, dal cortile di palazzo Gazzoli era stata denunciata la sparizione di un sarcofago romano del I secolo d. C.

L’opera della Vergine bambina era stata definita dalla prof.ssa Maria Laura Moroni <<di buona qualità>>. Il tema inconsueto, la monumentalità dei personaggi e la trattazione cromatica le avevano fatto pensare <<ad un pittore dell’ambito neoclassico romano>>. (Passaggi, 1-2, 1993, VII).

La stessa Moroni, in uno scritto sempre di quegli anni, si era sbilanciata parlando di tela riferibile <<alla cerchia di Angelica Kauffmann>> (Palazzo Gazzoli tra memoria e trasformazione).

Gli studiosi di storia locale ben sanno come il cardinale Luigi Gazzoli (Terni, 1735 – Roma, 1809) fu a stretto contatto con l’ambiente culturale che si era creato intorno al pontefice Pio VI.

Il cardinale Luigi Gazzoli.

Le fonti documentarie dell’Ottocento rivelano quanto l’attribuzione ipotizzata dalla Moroni non sembri affatto campata per aria.

Scriveva ad esempio nel 1828 l’archeologo e storico Giuseppe Antonio Guattani riferendo della cappella Gazzoli:

<<Stimabilissimo è il quadro della celebre Angelica Kauffmann, per il cui elogio ne basta la sola invenzione, cioè la Vergine SS.ma che innaffia il giglio della purità, pensiero degno della più amabile e virtuosa pittrice de’ giorni nostri>>. (Monumenti Sabini, tomo II, 1828).

E lo stesso riferiva Adone Palmieri nel 1857, che parlando ancora della cappella Gazzoli scrisse:

<<Vi si ammira un quadro della celebre pittrice Angelica Kaufmann>> (Topografia statistica dello Stato Pontificio)

Il dipinto doveva sicuramente avere un certo valore per il cardinale Gazzoli, che nel suo testamento, redatto il 30 ottobre 1808, ne invocò l’inalienabilità, parlando di <<celebre quadro da me donato alla Chiesa di Terni rappresentante S. Gioacchino, S. Anna e la Madonna>> (M. G. Paviolo, I testamenti dei cardinali: Luigi Gazzoli (1735-1809), 2017)

Angelica Kauffmann (Coira, 1741 – Roma, 1807), contemporanea di Luigi Gazzoli, è stata una famosa pittrice svizzera specializzata nella ritrattistica e nei soggetti storici.

Nel 1768, fu l’unica donna a risultare tra i fondatori della prestigiosa Royal Academy of Arts di Londra.

Angelica Kauffmann autoritratto.

La Kauffmann, sposata in seconde nozze con il pittore veneziano Antonio Zucchi, visse per lungo tempo a Roma. Il suo atelier divenne presto un’istituzione per i viaggiatori del Grand Tour. Ebbe così modo di stringere una solida amicizia con Johann Wolfgang von Goethe.

La pittrice morì a Roma nel 1807, pianta sinceramente dai suoi contemporanei, tra cui Antonio Canova e i direttori delle Accademie di Francia e di S. Luca. I suoi dipinti sono conservate nei più importanti musei del mondo, tra cui la National Portrait Gallery di Londra, gli Uffizi a Firenze, l’Hermitage di San Pietroburgo.

Facile dunque intuire quanto per Terni potesse essere significativo conservare una sua opera, sebbene in una cappella privata.

Il dipinto smarrito dovrebbe essere molto simile a quello che riporto qui di seguito. Tale opera risulta conservata all’Hermitage di San Pietroburgo dove è stata acquisita nel 1931. E’ un olio su tela e misura 92 x 59,5 cm.

Il dipinto conservato a San Pietroburgo

La Kauffmann aveva scelto quel soggetto inconsueto (la Vergine bambina) per un quadro di altare a mosaico per la Chiesa della Santa Casa di Loreto.

Il quadro a mosaico di Loreto

Nel 1791, la pittrice realizzò pertanto un paio di tele analoghe che servirono a modello. Una di queste finì appunto in Russia, ed è con tutta probabilità il dipinto conservato oggi a San Pietroburgo. Un’altra fu invece destinata a Venezia, ma non è chiaro dove si trovi oggi.

Le due tele sono riportate in un elenco pubblicato nel 1998 da Carlo Knight (La memoria delle pitture di Angelica Kauffmann), che arriva però fino all’anno 1797.

A meno che l’opera destinata a Venezia non prese poi la strada di Terni, si potrebbe pensare che Angelica Kauffmann potesse avere eseguito un’ulteriore copia negli anni successivi, magari proprio per impreziosire il palazzo Gazzoli appena completato.

A rinforzare tale interpretazione, sappiamo di un’altra opera, realizzata dalla Kauffmann nel 1798, in cui la pittrice ha rappresentato la sola Vergine con il giglio. Essa risulta conservata in Francia al Musée des Beaux-Arts di Brest, dove è arrivata nel 1973. Trattasi di un olio su tela delle misure 154 x 121 cm. Il titolo del dipinto è Allégorie chrétienne.

La tela conservata a Brest

Luigi Gazzoli, divenuto protonotario apostolico, era stato nominato nel 1785 Governatore di Loreto. Fu lui il primo a volere dei mosaici per la Santa Casa.

Nel 1802, Gazzoli fu anche chiamato a dirigere la cerimonia per il ritorno delle spoglie di papa Pio VI dalla Francia.

A crearlo cardinale fu invece papa Pio VII nel 1803.

Luigi Gazzoli morì a Roma il 23 giugno 1809. Fu dapprima sepolto nella capitale presso la chiesa di S. Adriano, quindi le sue spoglie furono traslate a Terni e collocate presso la cappella di palazzo Gazzoli. Non sono in grado di dire cosa ne fu poi di questi resti.

Ammetto come non ci sia la certezza assoluta sul fatto che quell’opera potesse realmente appartenere alla Kauffmann, ma ci sono valide ragioni per ritenere legittima questa possibilità.

Gli storici dell’arte potrebbero effettuare delle verifiche se la tela fosse ancora a palazzo Gazzoli.

Non è chiaro però al momento che fine abbia fatto l’opera. Al tempo, fu sporta denuncia ai Carabinieri (Corriere dell’Umbria , 26 maggio 1992). Da escludersi quindi che la tela fosse stata messa invece in salvo dagli eredi della famiglia Gazzoli, come avevamo sperato con il personale della Sala Farini al momento di intraprendere questo studio.

La ricerca storica sulle origini del dipinto andrà avanti: chissà che non possa stimolare opportune iniziative per il ritrovamento della Vergine con il giglio.

Ringrazio intanto la prof.ssa Maria Laura Moroni per la disponibilità e Sheila Santilli e Barbara Gismondi della BCT per il prezioso supporto nelle ricerca dei documenti.

Christian Armadori

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