L’artista di cui vi parlo brevemente questa volta è il fiorentino Lorenzo Gelati, uno dei tanti artisti che hanno dipinto la Cascata delle Marmore.

Il suo nome non risulta ancora catalogato nell’archivio dei pittori plenaristi.

Gelati nacque a Firenze nel 1824. Dall’atto di nascita si ricava che il padre fosse scultore mentre la madre lavorasse come sarta.

Egli abbandonò gli studi umanistici per dedicarsi alla pittura sotto la guida di Carlo Markò, stabilitosi a Firenze alla fine degli anni Trenta, da cui derivò l’impostazione accademica e l’esecuzione minuta proprie dei paesaggisti romantici. Nel 1847 esordì all’esposizione della Società promotrice di belle arti di Firenze.

Della medesima generazione dei macchiaioli storici, Gelati fu tra 1848 e 1855 uno degli animatori del caffè Michelangelo di Firenze, per il quale decorò una sala destinata agli artisti dipingendovi due affreschi.

L’Arno alla pescaia di San Niccolò al tramonto.

Partecipò, con Saverio Altamura e Serafino de Tivoli, alla breve esperienza della Scuola di Staggia, dal nome di una località nel Chianti senese.

Pur non aderendo formalmente movimento dei macchiaioli, Gelati fu in sintonia con loro per quanto riguarda la resa pittorica e gli accordi cromatici usati nelle raffigurazioni dei suoi soggetti.

Nel 1867 l’artista fu premiato dalla Promotrice di Firenze e, nello stesso anno, riscosse encomi all’Esposizione triennale di belle arti di Bologna. Nel 1870 partecipò alla Mostra italiana di Parma, quindi nel 1881 alla Promotrice di Torino e nel 1884  all’Esposizione nazionale industriale e artistica di Torino.

Anche negli ultimi anni di vita si recò di frequente a dipingere in campagna; espose inoltre assiduamente alle Promotrici fiorentine.

Veduta di Firenze da Costa San Giorgio. 

Gelati morì a Firenze il 18 maggio 1895 (o 1899 secondo altre fonti).

La sua copiosa produzione è stata decapitata a causa della frequente attribuzione dei suoi quadri ad altri artisti come Giuseppe Abbati, Raffaello Sernesi e Odoardo Borrani.

Il dipinto in copertina, che fa parte di una collezione privata, non ha una precisa datazione.  Occorrono pertanto delle ricerche mirate per scoprire a quando riferire il suo soggiorno sul territorio di Terni. Trattasi di un olio su tela con dimensioni 72 x 45 cm.

Christian Armadori

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