Questo articolo è dedicato alla figura di Alfio Catana, un artista narnese di scuola futurista di cui avevo parlato brevemente nei giorni scorsi rispolverando un suo articolo del 1958 sull’importanza dell’antico cantiere navale di Narni sito in località Le Mole.

Ritratto di Alfio Catana da giovane, eseguito da Carlo Castellani (collezione personale Cialfi, Terni).

Catana conosceva bene quel sito archeologico e lo aveva ricollegato agli eventi della storia di Roma che videro la città combattere in mare, a cominciare dalla Prima Guerra Punica (264-241 a. C.).

L’antico Cantiere Navale di Narni lungo il fiume Nera.

Avevo dunque provato a cercare qualche ulteriore informazione su questo personaggio, scoprendo da principio come fosse da attribuire al suo genio artistico la fontanella situata presso la stazione ferroviaria di Narni Scalo, con scolpiti i versi che il poeta Gabriele D’Annunzio dedicò alla città di Narni.

Mi sono innanzitutto recato a Narni Scalo, dovendo purtroppo rilevare come la fontanella sia oggi in totale stato di abbandono, proprio come in abbandono è il cantiere navale e tutta l’area archeologica del Porto fluviale romano di Narni.

Grazie alla collaborazione del personale della Sala Farini, sono poi riuscito a rintracciare alla Biblioteca Comunale di Terni un prezioso volume curato dal prof. Domenico Cialfi, che proprio al movimento futurista ha dedicato alcuni dei suoi studi.

Il testo in questione è Umbria Futurista 1912-1944, edizioni Thyrus, 2009, per il quale ha collaborato anche Antonella Pesola.

Da quelle pagine ho potuto trarre un profilo biografico su Alfio Catana, che era nato a Narni il 1 luglio 1904 in una famiglia numerosa. A metà degli anni ’20 si era poi trasferito a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Ciò permise al giovane artista narnese di entrare in contatto con le avanguardie artistiche di quel periodo.

Nel 1933, Catana espose negli stand dedicati alla scultura nell’ambito della I Mostra Nazionale Futurista in piazza Adriana a Roma.  Fu notato dal pittore futurista perugino Gerardo Dottori, che lo segnalò alla rivista ufficiale del movimento quale <<promettente artista della giovane leva umbra>>.

Catana viene descritto come uno spirito irrequieto e dai facili entusiasmi. Dopo essersi sposato, a metà degli anni ’30 partì volontario con uno dei suoi fratelli per la Guerra d’Africa. Qui avrebbe realizzato un monumentale busto di Benito Mussolini del quale si sono però perse le tracce.

Una volta di rientro a Narni, lo scultore entrò in contatto con gli esponenti del Sindacato degli artisti della bassa Umbria, ma senza mai partecipare alle loro mostre.

La sua produzione pubblica si concentrò piuttosto sul grifo, simbolo araldico della città di Narni.

Su commissione dell’Amministrazione delle Ferrovie dello Stato, nel 1957 ecco che Catana realizzò la fontanella di cui ho parlato sopra, da me inserita come copertina di questo articolo.

Si legge nel volume Umbria Futurista:

<<L’opera più importante di Catana risulta essere una fontana, eseguita soltanto nel 1957, in base ad un disegno, però, concepito negli anni ’30. Si tratta di una slanciata ed esile torre merlata, estrema sintesi e stilizzazione della città, con qualche semplificata modanatura ed un grifo in bassorilievo, ottenuto a scavo su uno scudo, sovrastato dai versi di D’Annunzio dedicati a Narni>>.

Il richiamo araldico del grifo ricorre anche nella lapide ai partigiani della Brigata Garibaldina “A. Gramsci”, collocata nella centrale piazza Garibaldi. L’artista ottenne questa commissione nel 1946.

E sempre il grifo compare sulla pancia di un’anfora decorata che Catana donò al Comune di Narni nel 1963.

Lo scultore inseguì costantemente il sogno di una vita libera e creativa. Negli anni ’50 realizzò un teatro di marionette i cui spettacoli venivano proposti gratuitamente per le vie di Narni.

Catana ebbe sempre una profonda dedizione per la sua città natale. Nel 1966 pubblicò un accurato studio sulla Cattedrale di Narni, dal titolo Ecclesia Cathedralis Narniensis. L’obiettivo di quel lavoro era la salvaguardia e la continuità dei simboli religiosi e civili.

Rimasto solo dopo la separazione dalla moglie, Catana <<chiuse i suoi anni sempre più isolato ed emarginato per i suoi gesti inconsueti, bollati come eccentrici e strambi dai suoi concittadini>>.

Catana morì a Narni il 3 dicembre 1969, all’età di 65 anni. La sua collezione privata è andata purtroppo dispersa.

Se la bonifica dell’area archeologica del porto fluviale romano è un appello rimasto sempre inascoltato, speriamo che questo articolo possa essere di stimolo per salvare almeno la fontanella di Alfio Catana alla stazione ferroviaria di Narni Scalo.

Ringrazio Sheila Santilli della Sala Farini per aver segnalato il volume da cui ho ricavato questo articolo e Domenico Cialfi per il supporto e la disponibilità.

Incollo inoltre il link con le informazioni circa l’articolo scritto da Catana sul Cantiere Navale, tratto da Il Messaggero del 26 febbraio 1958.

https://www.londrainitaliano.it/il-cantiere-navale-di-narni-interpretato-da-uno-scultore-futurista-anno-1958/

Christian Armadori

 

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