Quella che vi racconto qui è una storia di inizio Ottocento che ebbe come cornice la Cascata delle Marmore e come protagonista Carolina di Brunswick (1768-1821), già principessa del Galles, divenuta nominalmente regina di Gran Bretagna nel 1820, in quanto moglie legittima di re Giorgio IV.

Un matrimonio infelice il suo, che nel 1795 era stata scelta dal figlio di Giorgio III solo per riparare dai debiti, senza che i due si fossero mai incontrati di persona prima del fidanzamento (erano cugini).

Considerata sporca e affatto attraente dal marito, che nel frattempo era segretamente sposato pure con la sua amante Maria Fitzherbert, la donna si trovò ben presto a fare i conti con le insinuazioni del consorte circa la condotta da lei tenuta. Pare che la coppia fece l’amore appena tre volte: dalla loro unione nacque comunque la principessa Carlotta Augusta.

Stando così le cose, i due convennero di condurre delle vite separate, con il popolo che si schierò tuttavia dalla parte della principessa, considerata una persona aperta e con un buon carattere. Nel tentativo di ottenere il divorzio, il marito tentò più volte di accusarla di infedeltà, pure istituendo una commissione segreta di indagine, senza però riuscire a provare la fondatezza dei suoi sospetti.

Esasperata da questa situazione, e privata della possibilità di poter vedere la figlia, nel 1814 Carolina di Brunswick decise pertanto di trasferirsi in Italia, dove a Milano assunse un uomo chiamato Bartolomeo Pergami come valletto, 16 anni più giovane di lei.

La principessa, dopo aver acquistato Villa d’Este sul lago di Como, cominciò a viaggiare per il Belpaese in lungo ed in largo, sempre in compagnia del suo fedele servitore, ed inevitabili si diffusero le maldicenze circa la loro relazione. La stampa britannica, alimentata dalle indiscrezioni che pure personaggi del calibro di Lord Byron avevano fatto sulla vita privata della donna, cominciò una battaglia senza quartiere tutta volta a sbeffeggiare Carolina, che sarebbe poi stata ricordata come The Immoral Queen.

E proprio in quegli anni, la futura regina pernottò per otto giorni nei pressi della Cascata della Marmore, ospite del conte Graziani, in quella che è oggi conosciuta come Villa Graziani. La durata esatta di quella permanenza è citata in Notes of a wanderer in search of health, 1839. Non si esclude tuttavia che il soggiorno della principessa del Galles si fosse protratto più a lungo.

Scrive ad esempio F. Milton Trollope nel suo A visit to Italy (1842) a proposito di Villa Graziani: <<Il ragazzo gentile che ci aveva accompagnato sulla sommità della Cascata ci disse che in questa villa aveva abitato per un anno una regina di Inghilterra, e qui ci ha mostrato la panchina posta sotto ad una tettoia di leccio dove il signore Pergami e la Regina erano soliti mangiare>>.

Altri testi indicano invece Villa Graziani come <<una delle residenze della Regina quando era principessa del Galles>> (ad esempio A handbook for travellers in Central Italy, 1853).

Probabilmente ammaliati da quell’incantevole scenario, Carolina e Bartolomeo Pergami vennero riconosciuti da diversi testimoni seduti su una panchina, rivolta verso la Cascata, forse a scambiarsi effusioni, mentre alcuni domestici riferirono di aver visto la coppia aggirarsi svestita per la villa: fu questa l’occasione che il marito stava aspettando per sconfessare l’indesiderata consorte.

Si narra che i locali avessero intanto maliziosamente soprannominato il Pergami “il caro Barone” (si veda The ways of yesterday. Being the the chronicles of the way family from 1307 to 1885, anno 1930).

Una vignetta che ritrae Carolina insieme a Bartolomeo.

Nel momento in cui si stava preparando il processo a carico della donna, nel gennaio 1820, un po’ a sorpresa, Carolina divenne nominalmente regina: con la morte del padre, Giorgio IV era infatti salito sul trono della Gran Bretagna.

Rientrata in patria, e sebbene sostenuta ancora dai sudditi, la donna venne alla fine sottoposta a giudizio, e si narra che diversi abitanti di Terni furono convocati a Londra, probabilmente a spese del re, proprio per testimoniare contro di lei (<<many of the inhabitants of Terni were summoned to London to give evidence against her>>). Si veda ancora Notes of a wanderer in search of health, 1839.

Il Conte Graziani decise saggiamente di non presentarsi, come rivela il volume Diari di Carlo Graziani gentiluomo e scalco dell’800, 1999.

Venne dunque il giorno dell’incoronazione, il 19 luglio 1821, ma a Carolina fu sbarrato l’accesso all’abbazia di Westminster, con tanto di baionette puntate contro di lei.

Il destino della donna era comunque lo stesso segnato: il 7 agosto 1821, a pochi giorni dall’avvenuta incoronazione, la regina Carolina morì all’età di 53 anni per un’occlusione intestinale. Non mancò tuttavia chi pensò, piuttosto, che la causa del decesso fosse da ricercarsi in un avvelenamento.

La salma di Carolina fu quindi trasportata in Germania, sua terra natale, e sepolta nella cattedrale di Brunswick (Braunschweig in italiano).

Della valle ternana, sembra che la sfortunata donna adorasse in particolar modo i suoi frutti rigogliosi: si dice che fosse solita farsi inviare dal conte Graziani, la cui villa era rinomata per le arance, alcune cassette di pesche, direttamente dai frutteti di Papigno.

Dai diari scritti dai viaggiatori inglesi del tempo, in visita alla Cascata della Marmore, si scopre inoltre come la panchina dove Carolina di Brunswick sedette con Bartolomeo Pergami fosse nel frattempo divenuta oggetto di particolare curiosità. Il dettaglio è ad esempio riportato in A handbook for travellers in Central Italy, 1853.

Una storia d’amore travagliata, che ebbe per sfondo proprio la città di San Valentino.

Per i contenuti del processo, si veda The trial of the Queen of England in The house of Lords, 1821.

Christian Armadori

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