Torniamo a parlare del sito archeologico del Porto Romano di Narni e dell’antico cantiere navale annesso alla struttura, che ricordo ubicato tra Stifone e Nera Montoro in località Le Mole.

Lo faccio con un’interessante testimonianza del 26 febbraio 1958 tratta dalle cronache de Il Messaggero, dal titolo Narnia: la vedetta di Roma.

Essa rappresenta un’ulteriore conferma dell’importanza del sito in epoca romana, nonché la riprova di come il ricordo dell’attività cantieristica si fosse tramandata nei secoli attraverso i racconti popolari.

L’autore è Alfio Catana, un personaggio particolare di cui darò brevemente conto alla fine di questo articolo.

Si legge:

<<L’arsenale fu situato presso le mole di Montoro ed i bacini di carenaggio (tuttora visibili), nel destro ramo del Nar che in quel punto è diviso da una isoletta. Per i chiodami venne usato il ferro della miniera ancor esistente della montagna di Santa Croce; per i remi e le carene il durissimo elce (che al primo urto sfasciava i legni nemici), e per le alberature gli alti tronchi delle conifere. Appena allestite le galee: biremi e triremi venivano varate e pilotate al Tevere fino a Roma, ove venivano completate degli accessori. A decine di migliaia ne vennero costruite per Roma!>>.

Catana elenca poi i vari episodi della storia di Roma che videro la città necessitare di una larga flotta, cominciando dalla Prima Guerra Punica (264-241 a. C.). Secondo la sua lettura, fu proprio il cantiere navale di Narni a fornire nei secoli il più grande contingente di navi.

A prescindere dall’oggettività storica di queste considerazioni, è chiaro come il giornalista conoscesse molto bene l’area archeologica, che è appunto contraddistinta dal toponimo Campo d’Isola in ragione dell’isolotto venutosi a creare con il lungo canale artificiale scavato anticamente in loco.

Catana non sembra comunque potersi intendere come uno storico nel senso stretto del termine e va quindi letto con opportuna cautela. Ciò lo si intende ad esempio dove afferma che la chiesa di Santa Pudenziana <<servì per le cerimonie religiose agli addetti ai lavori dei cantieri navali che vi giungevano in breve per la strada di Treie>>, ferma restando l’importanza reale di quella strada per i collegamenti tra Narni e il porto fluviale romano.

Catana tratteggia poi una sua intrigante ipotesi relativamente ai simboli scolpiti presso la sovrastante Grotta di Orlando, lungo la Via Flaminia, nelle quali ha identificato un busto in rilievo, un pesce, una galea e un fallo.

La sua interpretazione è in forma di rebus: Flaminio (il busto) dalla sua strada vigila il corso del Nar (il pesce) e l’Arsenale Romano (la galea), mentre il fallo è il simbolo generatore della potenza di Roma.

Nel parlare del cantiere navale, Catana potrebbe essersi rifatto al contributo di altri autori locali, quali ad esempio Rutilio Robusti, che riferì di un’origine greco-pelasgica del toponimo Stifone volta a <<indicare una località dove si dovevano costruire e varare delle barche o zattere di legname per essere inviate verso Roma o altrove, per poi servire a costruzioni navali di mole maggiore>>. (Narni, guida della città e dintorni, 1924).

Si ricorda come il porto fluviale di Narni sia citato da Tacito per l’episodio che nel 20 d. C. vide il console Pisone qui imbarcarsi per Roma con tutto il suo seguito (Annales, III, 9).

L’importanza del sito è inoltre confermata dai numerosi ritrovamenti archeologici avvenuti nell’area, oltre che dall’imponenza dei resti in loco connessi al cantiere navale.

Maggiori informazioni:

https://www.londrainitaliano.it/porto-fluviale-romano-di-narni/

Il sito archeologico è purtroppo ancora in abbandono e difficilmente accessibile a causa della vegetazione.

Due parole infine su Alfio Catana, autore dell’articolo qui passato in rassegna. Aveva studiato a Roma all’Accademia e si era poi dedicato alla scultura, aderendo al movimento futurista. Descritto dal nipote come un personaggio stravagante, ha realizzato per la città di Narni alcune opere, tra cui la fontanella alla stazione ferroviaria con i versi di Gabriele D’Annunzio dedicati alla città. Catana è stato ricordato nel marzo 2009 dalla Biblioteca Comunale di Terni, nell’ambito dell’iniziativa Mio zio era un futurista.

https://ilmondodifabio.blogspot.com/2009/03/mio-zio-era-un-futurista.html

Christian Armadori

 

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