Il personaggio di cui vi parlo è il pittore e scultore Filadelfo Simi, ossia un artista di livello internazionale, legato fortemente al territorio di Terni, le cui opere sono esposte anche nelle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea a Roma e alla Galleria d’Arte Moderna a Palazzo Pitti di Firenze.

Trattasi di un nome che, proprio dopo questo mio articolo del novembre 2020, è stato recentemente inserito nell’archivio storico dei pittori plenaristi. Stiamo infatti parlando di un artista che ha immortalato i paesaggi intorno alla Cascata delle Marmore in alcune delle sue tele.

Filadelfo Simi, autoritratto.

Pittore definito post macchiaiolo, attentissimo disegnatore, Simi era nato a Stazzema (Lucca) nel 1849. Si era diplomato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, quindi si era trasferito a Parigi, dove aveva frequentato lo studio dell’artista Jean Léon Gérôme.

Rientrato in Italia, Simi si divideva tra Firenze e Stazzema. Nel capoluogo toscano, egli aveva proposto nel 1882 la sua prima mostra individuale, e l’anno successivo aveva ottenuto il titolo di Cavaliere della Corona d’Italia.

Nel 1886, Simi aveva fondato a Firenze la sua scuola di arte internazionale (Studio Simi), quindi nel 1888 era divenuto professore della scuola di nudo all’Accademia di Firenze.

La definitiva consacrazione del pittore avvenne nel 1887, in occasione dell’Esposizione Nazionale Artistica di Venezia. Il Governo decise di acquistare la sua tela Un riflesso per la Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea a Roma. 

Nel 1888, Simi si sposò con Adelaide Beani, dalla quale ebbe due figli, Renzo che fu pittore e critico d’arte, e Nerina, di cui dirò più avanti.

Come scultore, aveva realizzato il monumento per Giuseppe ed Anita Garibaldi collocato a Porto Alegre.

Nel 1889, Simi ottenne poi onorificenze dall’Esposizione Universale di Parigi.

La sua scuola a Firenze divenne, col tempo, un luogo di formazione e di incontro per allievi di prestigio, quali ad esempio Telemaco Signorini e Giovanni Fattori.

Alla morte di Simi, avvenuta a Firenze nel 1923, la scuola sarebbe poi stata portata avanti con successo dalla figlia, ovvero la pittrice conosciuta negli ambienti come Nera Simi (1890-1987), definita dal padre “la migliore allieva”.

Nerina all’anagrafe, Nera in campo artistico, due nomi che paiono rievocare il territorio di Terni.

Si scopre allora che Filadelfo aveva deciso di chiamare così sua figlia proprio nel ricordo del periodo che aveva trascorso in Valnerina, a Papigno per l’esattezza, che fu per il pittore fonte di grande ispirazione, per i suoi paesaggi certo, ma anche per gli aspetti dei costumi e della vita rurale.

Si legge nel suo sito ufficiale:

<<1878. Ritorno in Italia attraverso la Svizzera e buen retiro in Umbria, nel paese di Papigno, in Val Nerina, dove viene ospitato nella canonica che egli trasformerà in una sala di esposizione. Fra i quadri dipinti in questo periodo ci sono capolavori come La tisica, il San GerolamoI giocatori di morraIl berretto rossoI pescatorelliLa superbiosa, il Costume umbro – acquistato dal re d’Italia Umberto I – e molti studi di paesaggio, di scorci di paese e di tipi somatici. Qui riceve la visita del letterato Mario Pratesi, suo estimatore, il quale avverte la straordinaria abilità del Simi come ritrattista>>.

http://www.filadelfosimi.it/biografia/filadelfo_simi.htm

Cerchiamo allora di intendere meglio questo passaggio. Non ho al momento reperito testi di autori locali che raccontano del suo soggiorno a Papigno, potendo quindi solo ipotizzare che la canonica menzionata sia la parrocchia della frazione alle porte di Terni. Si dice che Simi non fosse un autore molto prolifico, limitandosi a pochi dipinti l’anno. Eppure a questo periodo trascorso in Umbria, da intendersi come una sorta di ritiro spirituale, vanno riferite alcune delle sue tele di maggiore valore, quale appunto il Costume Umbro (1880), olio su tela che venne addirittura acquistato dal sovrano.

Per quanto riguarda invece la sua relazione con Mario Pratesi, che avrebbe poi redatto un articolo pubblicato da Rassegna Nazionale (“Paesisti”, Firenze, luglio 1918), lo scrittore toscano si trovava proprio a Terni nello stesso periodo, dove era impiegato come insegnante. Darò conto di questa specifica esperienza in un prossimo articolo.

Oltre ai ritratti di donne della nostra terra (insieme a Costume umbro rientrano in questa serie altre opere tipo La tisica, La superbiosa, Uccello di Campagna), ho cercato di indagare quali dipinti di Simi ritraessero piuttosto il paesaggio intorno a Papigno, individuandone alcuni, di cui uno che ritengo errato nel titolo con cui è stato catalogato. Trattasi perlopiù di opere che si trovano in collezioni private.

Costume umbro.

L’immagine in copertina, dal titolo Paesaggio toscano con due contadinelle (olio su tavoletta, 16 x 24 cm), non è infatti uno scorcio toscano, bensì l’ingresso al paese di Papigno, con la rocca di Monte Sant’Angelo sullo sfondo.

È poi sicuramente la valle del Nera quella rappresentata nella tela Paesaggio umbro presso Terni (olio su tela, 31 x 24 cm), che inserisco sotto.

Ed è ancora la rocca di Monte Sant’Angelo quella che si vede sullo sfondo dell’opera Pescatorelli, un olio su tela (100×70 cm) datato 1879.

C’è poi un’originale olio su tela con soggetto la Cascata delle Marmore (cm 31×22), datato 1879.

E un’altra tela, dal titolo Casine a Papigno, fu esposta alla retrospettiva del 1958 che venne dedicata a Filadelfo Simi al Palazzo Strozzi di Firenze. Non sono però riuscito a rintracciarla. Stesso dicasi per un’opera citata nel web dal titolo Piove a Papigno.

Concludo con una rassegna delle altre opere di Simi realizzate durante il suo periodo umbro. Mi riservo inoltre di integrare questo articolo laddove dovessi reperire altre informazioni più specificatamente legate all’esperienze del pittore a Papigno.

Christian Armadori

 

Uccello di campagna. Contadina Umbra (olio su tela, 98 x 78 cm).

 

La tisica. Disegno preparatorio. Carboncino a matita (39 x 27 cm).

 

La superbiosa. Olio su tela (35,5 x 40 cm).

 

I giocatori di morra. Olio su tela (127 x 57 cm).

 

San Girolamo. Olio su tela (53 x 42,5 cm).

 

Il berretto rosso.

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