La Cascata delle Marmore ha sempre rappresentato un luogo di incomparabile bellezza per i viaggiatori che venivano ad ammirarla.

L’afflusso di turisti generò tuttavia anche un triste fenomeno, più volte segnalato nei diari di viaggio dell’Ottocento.

Sto parlando dell’accattonaggio, una pratica fastidiosa, considerata quasi una sorta di inevitabile pegno da pagarsi, comunque ricompensato dall’esperienza unica che offriva la Cascata.

Sono quindi a raccontare la testimonianza di un diplomatico britannico, addetto d’ambasciata, che volle poi lamentarsi sulle pagine de L’Unione Liberale.

Il sig. W. Willman, pur rimanendo lo stesso incantato dallo spettacolo presentatosi ai suoi occhi, scrisse una lettera di lagnanze una volta di rientro a Terni, dove alloggiava presso l’Hotel d’Europa. La missiva è datata 23 ottobre 1880, e fu pubblicata da L’Unione Liberale il successivo 31 ottobre.

Esordì il diplomatico:

<<Pregiatissimo Sig. Direttore, di passaggio per questa città, se non mi fossi recato a visitare la famosa caduta delle Marmore, avrei creduto fare un torto ai Ternani, ed al celebre poeta mio connazionale Lord Byron che ne fece una sublime ed assai veridica descrizione nei suoi Viaggi. V’andai, e debbo dire che la vista di tanta bellezza vinse ogni mia aspettazione. Notai per altro un inconveniente che mi permetterò chiamare indecoroso. E ciò consiste nell’assiduo e petulante accattonaggio di cui è fatta vittima il forestiero che si reca lassù>>.

Raccontò dunque:

<<Appena sceso dalla vettura fui circondato da un’infinità di ragazzi e giovanotti d’ambo i sessi, dall’aspetto florido e robusto, che mi assediarono letteralmente, offrendomi alcuni di essi pezzetti di pietra stalattite, e chiedendomi gli altri l’elemosina con una resistenza ed una petulanza da far saltare la bile all’uomo il più paziente. Tentai liberarmene distribuendo loro qualche soldo, ma fu un aggiungere legna al fuoco. Chiesi il prezzo di una di quelle pietre e mi fu risposto due lire, che in un baleno addivennero venti centesimi. E nella mia breve escursione mi tennero sempre dietro, e si immagina facilmente quanta noia mi dessero>>.

Willman epresse poi rimpianto, non senza evidenziare gli elementi di raggiro:

<<Chissà quanto tempo mi sarei trattenuto ad ammirare quella stupenda veduta, ma fui costretto darvi un’occhiata alla sfuggita, per uscire di mezzo a quei finti accattoni: poiché mi fu detto dal mio auriga essere quella marmaglia tutta gente che aveva dei possedimenti nei dintorni>>.

Willman convenne allora:

<<Tornai alla locanda ove giunsi stizzito in un modo unico. Quivi appresi la pubblicazione di un periodico locale, e pensai tenere in esso parola di quanto ho narrato>>.

Il diplomatico si augurò così:

<<Faccio assegnamento sulla di lei cortesia perché sia resa di pubblica ragione questa mia lagnanza, onde si provveda da chi si deve alla remozione di questo inconveniente, che è l’unico che ho rimarcato in questo colto, civile e simpatico paese; ed è quindi indegno di esso. Perdoni il disturbo e ringraziandola la riverisco>>.

La Cascata delle Marmore non ricadeva però ancora sotto le competenze del Comune di Terni, poiché era nel territorio del Comune di Papigno. L’Unione Liberale pensò quindi di girare la segnalazione di Willman al sindaco di quella amministrazione, non senza esprimere critiche sulle pretese di Papigno di conservare la sua autonomia municipale. Si legge:

<<L’egregio sig. Willman non sapeva che la caduta delle Marmore è situata entro il territorio del Comune di Papigno. Dedichiamo pertanto la sua lettera al sig. Sindaco di Papigno, al quale sta tanto a cuore l’autonomia del suo comune: e gli diciamo che quando si hanno certe albagie, bisogna fare in modo che non si abbia quasi la necessità di portare una scorta armata per attraversare il suo microscopico comunello. E per suggerirgli un rimedio pratico a rimuovere l’inconveniente sopra lamentato gli soggiungiamo di dare incarico a due bravi guardiani di sorvegliare la località e denunciare all’autorità giudiziaria gli importuni accattoni>>.

Ricordiamo come Papigno sarebbe passato sotto il territorio del Comune di Terni solo nell’anno 1927.

Christian Armadori

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