Eccoci ancora a parlare di Carolina di Brunswick (1768-1821), la futura regina di Gran Bretagna, moglie screditata di Giorgio IV, che nei pressi della Cascata delle Marmore era stata sorpresa ad amoreggiare con il suo inseparabile valletto Bartolomeo Pergami.

Dopo aver riportato le parole con cui la principessa del Galles (questo all’epoca il suo titolo) aveva descritto appunto Terni, la Cascata delle Marmore ed il lago di Piediluco, abbiamo convenuto di tradurre e pubblicare pure le pagine del suo diario relative a Narni, che la nobile donna volle visitare in compagnia del suo amante mentre la coppia era diretta a Roma.

Si presume che il passaggio di Carolina in questa zona dell’Umbria sia avvenuto nel corso dell’anno 1817, sebbene la data esatta non risulti ancora appurata nelle nostre ricerche.

Va ricordato come Carolina, già ripudiata da tempo dal marito, e condannata poi per infedeltà al successivo processo a suo carico, sarebbe divenuta nominalmente regina nel 1821, morendo però solo pochi giorni dopo, alla età di 53 anni. Non mancano storici che hanno voluto ricondurre ad un complotto le cause di quel decesso.

Grazie all’opera Voyages and travels of her Majesty, Caroline Queen of Great Britain (anno 1821), scopriamo come la donna apprezzò particolarmente la sua breve visita a Narni, che la colpì soprattutto per il suo carattere romantico e solitario. Di seguito le parole scritte da Carolina:

<<Il fiume Nar o Nera, è il confine meridionale di quella porzione di territorio precedentemente chiamato Umbria. Esso attraversa, nel suo percorso verso Narni, distante circa 9 miglia [da Terni], una vallata con un’apparenza delle più incantevoli. L’Appennino, ma nelle sue forme più lievi, limita questa pianura.

Il Nera, dal colore bianco latte, interseca la valle, e una fertilità uguale a quella delle valli vicine, la adorna in ogni lato con vegetazione e bellezza. Così che davvero essa assomiglia ad un esteso e nobile parco, all’appendice di alcuni palazzi principeschi, che fa piacere agli occhi e diverte l’immaginazione.

L’antica colonia romana di Narni si erge alla sommità di una collina molto alta e ripida, i cui lati sono ricoperti da olivi, e la cui base è bagnata dal Nera. Siamo scesi ai piedi della collina per vedere il celebre Ponte di Augusto.

Questa nobile fila di archi, lanciata sopra il corso d’acqua e la gola attraverso la quale si estende, per aprire una via di comunicazione tra le due montagne, e facilitare l’avvicinamento alla cittadina, è stata formata con ampi blocchi di pietra bianca, fissati insieme senza l’uso del cemento.

Di questo importante ammasso, lì rimangono ancora i piloni ed uno degli archi; gli altri archi sono caduti, ed il loro crollo sembra essere stato causato dal cedimento del pilone centrale. Una struttura di tale solidità e forza imponente, sarebbe altrimenti stata capace di resistere all’influenza degli anni e all’azione del tempo atmosferico.

Le vedute verso il ponte dalla strada in alto, e della pianura su un lato e dall’altro, attraverso l’arco rimanente lungo il fiume, sono di una bellezza fuori dal comune, e insolitamente pittoresche e piacevoli. Noi abbiamo proceduto attraverso questa vallata, seguendo il corso del Nera, precipitoso e mormorante nel suo letto roccioso, e quindi, con alcune difficoltà, abbiamo preso la strada ripida ricoperta di olivi e piante sempreverdi che conduce verso la cittadina.

Siamo rimasti particolarmente colpiti dalla sua apparenza romantica. Le sue mura si estendono lungo la sommità irregolare della collina, qualche volta nascoste dietro a boschetti di cipressi, lecci e allori, e qualche volta emergenti dall’ombra, innalzandosi sopra alla cima ondulata. Le più deliziose prospettive di valli, cittadine, fiumi e montagne si aprono quà e là inaspettatamente alla vista.

Queste sono tutti tratti che rendono il carattere di un luogo dei più piacevoli ed emozionanti. Ma nel caso specifico, l’effetto è perfino accresciuto da una certa solitudine e silenzio che prevalgono anche nelle strade. È la conseguenza delle tristi memorie di anni di rivoluzione, disastro e sofferenza. Relativamente a ciò, poche cittadine italiane hanno sofferto più di Narni.

Christian Armadori

Immagine di Materialscientist.

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2 Comments

  • Anastasia Clafferty, 12 Novembre 2019 @ 13:12 Reply

    Well done Christian. Another great discovery from all of your (and others) time-consuming research.

    • christian, 15 Novembre 2019 @ 9:33 Reply

      Thank you Anastasia, I am glad you have appreciated this article. Other researches will follow. Take care !

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