Sono passati oltre quattro secoli dal complotto passato alla storia come congiura delle polveri, ma il nome di Guy Fawkes è ancora ben noto tra la popolazione britannica, e pure quest’anno si festeggia con grandi fuochi di artificio lo scampato attentato al Parlamento e al re Giacomo I.

Una pagina forse poco conosciuta dai turisti italiani di passaggio in Inghilterra, che cercheremo di raccontarvi brevemente in occasione della data del 5 novembre, dove appunto i cieli del paese si riempono di colori scintillanti ad illuminare la notte, nella cosiddetta Bonfire Night.

Correva l’anno 1605, il sovrano e tutti i componenti della Camera dei Lord erano riuniti per l’apertura della sessione parlamentare annuale. Guy Fawkes era un cattolico 35enne nativo dello Yorkshire, che insieme ad un altro drappello di suoi compagni (i cospiratori erano cinque da principio), mirava a far saltare in aria con un colpo solo il monarca e l’aristocrazia parlamentare, in quanto venute meno le speranze di una politica tollerante nei confronti di chi non professava la fede protestante.

Circa un anno prima, il gruppo aveva preso in affitto una cantina sottostante all’edificio che ospitava il Parlamento, con l’obiettivo di scavare una galleria che conducesse proprio sotto alla sala dove si riuniva la Camera dei Lord. La stanza fu riempita con ben 36 barili di polvere da sparo (2500 kg di esplosivo), cioè una quantità sufficiente a distruggere completamente l’area di Westminster e rompere tutte le finestre degli edifici nel raggio di un miglio.

Attorno alla mezzanotte del 5 novembre 1605, Fawkes, che dichiarò di chiamarsi John Johnson, fu arrestato nella cantina da un drappello di uomini armati guidati da Sir Thomas Knevytt, che era uno dei soldati del re. In possesso di Fawkes furono trovati un orologio, fiammiferi e carta per l’accensione.

Fawkes fu portato nella camera da letto del sovrano, dove i ministri erano stati convocati urgentemente all’una di notte. Mantenne un atteggiamento di aperta sfida, senza nascondere le sue intenzioni.

Il giorno seguente, Fawkes fu quindi trasferito alla Torre di Londra dove, sotto tortura, fu costretto a rivelare i nomi degli altri suoi compagni. Un processo sommario, in cui le sentenze erano già state predeterminate, si tenne il 27 gennaio 1606.

Quattro giorni più tardi, Fawkes, e altre persone implicate nella cospirazione, furono portate all’Old Palace Yard di Westminster, dove furono, nell’ordine, prima impiccati, poi decapitati, e infine squartati, secondo la prassi denominata, appunto, “hanged, drawn and quartered”.

L’uso del nome proprio Guy, prima molto comune in Inghilterra, calò drasticamente dopo questo evento.

In seguito alla repressione della congiura, i londinesi furono incitati a festeggiare il salvataggio del re con fuochi d’artificio. Da allora, ogni 5 novembre, nel Regno Unito e in Nuova Zelanda, i bambini vanno in giro per il paese recitando una filastrocca che ringrazia Dio per aver salvato il re dall’attentato, chiedendo soldi per comprare i fuochi per il falò in cui vengono bruciati dei fantocci nella simbolica ripetizione dell’esecuzione dei congiuranti.

E ancora oggi, prima dell’apertura annuale dei lavori del Parlamento, un gruppo di guardie reali (gli Yeomen of the Guard) ispeziona i sotterranei del’edifcio per ricordare simbolicamente quell’episodio che decretò i cattolici come nemici della monarchia. 

In tempi più recenti, la figura di Guy Fawkes è stata tuttavia rivalutata nella cultura popolare, al punto che alcuni lo definiscono “l’unico uomo ad essere entrato in Parlamento con buone intenzioni”. Il volto stilizzato di Fawkes viene inoltre spesso adoperato come maschera simbolo di ribellione.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *